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Nei dipinti di Gianfranco Lai spicca innanzitutto una vigorosa e solida monumentalità della rappresentazione. Le forme, perfettamente conchiuse e definite, costringono persino i colori “selvaggi” della tradizione ad obbedire docili ad un solenne linearismo, che controlla la possanza plastica e insieme le tentazioni romantiche del pittoresco, per produrre infine una marcata ed elegante compostezza “classica”. Un realismo di sintesi di raffinata fattura riesce a mantenere saldo il senso della struttura in una versione personalissima delle forme tra le più antiche e interessanti che la cultura materiale del Mediterraneo possa offrire. Ne deriva insomma un’interpretazione suggestiva quanto piacevolmente equilibrata del vivace repertorio dei costumi tradizionali della Sardegna.

Per tutto questo, i modelli culturali dell’opera del Lai si collegano soprattutto a quel momento di riappropriazione prospettica del volume razionale e della restituzione della anatomia, che si situa all’indomani degli sviluppi primo-novecenteschi delle avanguardie storiche e investe tutta la produzione estetica europea all’insegna del “ritorno all’ordine”, caratterizzandosi in Italia come stile “Novecento”. L’opera di Gianfranco Lai può considerarsi al momento tra le più interessanti, nell’ambito della figurazione, dello scenario generale dell’arte in Sardegna.

 
 

Giorgio Pellegrini
Docente di Storia dell’Arte Contemporanea
Università di Cagliari

 
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